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Parrocchia di San Lorenzo Martire - via Leone XIII, 15 - quartiere di Redona (Bergamo)
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Itinerario di Avvento dicembre 2019
Un ascolto che si fa corpo
 

«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà"».

La lettera agli Ebrei, in maniera originale, mette queste parole riprese dal salmo 40 sulla bocca di Gesù che - il testo dice - sta entrando nel mondo (Eb 10, 5-9). Mette insieme parola e carne, corpo ed ascolto, apertura a Dio ed ai fratelli e concretezza dell'umano vissuto. È suggestivo, per noi. Soprattutto in questo tempo nel quale stiamo iniziando il cammino di Avvento. È, questo, il tempo nel quale ci si abitua all'idea che ci sia una Parola che si fa carne e che ci sia una carne che è chiamata a farsi ascolto. In un rimando reciproco, continuo e sconcertante. Perché la Parola che si fa carne si dice dentro un corpo che vive un ascolto profondo e vero dell'altro, degli altri, del mondo, fino a condividere tutto. E la carne che ascolta, se lo fa davvero, è chiamata dall'ascolto stesso a dare corpo a ciò che ascolta. Creando alleanza.
Ci mettiamo in cammino, allora, per imparare a farci ascolto, insieme, di una Parola di carne e per lasciare che questo incontro diventi storia vissuta, fraternità, cura dell'altro e del mondo.



I domenica d'Avvento (1 dic)

Le condizioni dell'ascolto
«Tenetevi pronti!»
Facciamo fatica a metterci in ascolto seriamente, abituati come siamo a passare continuamente da un interesse ad un altro, da una suggestione ad un'altra, da un'emozione ad un'altra. Ascoltare è, invece, modalità fondamentale di essere uomini e donne. È apertura e "tensione verso". È "tenersi pronti". È tendere i sensi.

II domenica d'Avvento (8 dic)
Dio ci parla nelle scritture
"Entrando da lei, disse..."
Bisogna creare le condizioni dell'ascolto, perché Dio viene. E parla. Lo fa in tanti modi: così sosteniamo noi cristiani, così diciamo di averne fatta esperienza. Dio parla nelle Scritture, che raccolgono, sedimentata, quella Parola che si è fatta storia nel suo popolo. La Parola nella quale Maria mette orecchie e cuore, è l'eco di queste parole antiche, che lei ha imparato ad ascoltare ed a riconoscere, sulle quali si è fermata a lungo in seno al suo popolo. Ora, in lei, continua a farsi storia. Per noi.


III domenica d'Avvento (15 dic)
Dio ci parla domenica per domenica
«Si rallegrino il deserto e la terra arida»

Non siamo abituati troppo a pensarlo, ma Dio ci parla proprio anche quando ci troviamo qui, a celebrare l'Eucaristia. Potremmo percorrere i gesti che stiamo facendo e le parole che diciamo per dirci della bellezza e della fecondità di questo. Ci stupiremmo, come Giovanni Battista. Certo: bisogna educare lo sguardo e lasciare che mente e cuore si lascino toccare...


IV domenica d'Avvento (22 dic)
Dio ci parla nel quotidiano
"Giuseppe fece come..."
La Parola di Dio, lavorata dal Libro e dal Rito, non vi può rimanere prigioniera: chiede di entrare nella vita degli uomini, di prendere casa nella loro carne e nella loro storia. Chiede di farsi corpo, di farsi gesto e parola, cammino e storia, mani e piedi in movimento, come succede con Giuseppe. D'altra parte essa abita già la storia ed il mondo: Dio parla anche negli avvenimenti della vita. Ci interpella lì. Ci si offre lì. Si tratta di riconoscere i "segni dei tempi" e di imparare a leggere le "altre scritture".
 
In alto: Steve McCurry, Scolari hazara, Bamiyan, Afghanistan, 2007 (particolare)