Carissimi...
Forse anche grazie ad un’abitudine guadagnata in tanti anni di vita di comunità, veniamo a messa e partecipiamo ai sacramenti con l’attesa di pregare un po’ insieme. Pensiamo che venire in Chiesa e celebrare la messa o un qualsiasi altro sacramento: l’unzione dei malati, un battesimo, un matrimonio, la confessione, o anche uno dei grandi momenti dell’iniziazione cristiana, come la comunione e la cresima, significa rispondere a quel bisogno di preghiera che coltiviamo nella nostra vita personale e di comunità. Questo desiderio ci rende fratelli di tutti quei personaggi e quelle situazioni di vita di cui le letture di oggi ci parlano: i ciechi, i giusti, i fratelli, gli agricoltori, i forestieri, il deserto e la terra arida, il fiore di narciso, gli smarriti di cuore, i sordi, gli zoppi, i muti, i riscattati dal Signore, l’orfano e la vedova, i caduti, i malvagi, i profeti. Essi evocano per noi dei mondi, una varietà di situazioni e di esperienze, di popolo e anche interiori e personali: siamo noi, che veniamo nella liturgia con le nostre vite sulle palme delle mani e le impastiamo nella fucina della liturgia della comunità rendendole preghiera. |
Preghiera
Si trova, scorrendo i documenti conciliari sulla liturgia, che essa è, nella vita della chiesa, il modello di ogni preghiera. Si arriva a dire una cosa anche più forte: ne è la matrice. Questo perché i sacramenti, attraverso la loro celebrazione liturgica, sono i custodi della memoria della Pasqua del Signore, e perché tutti hanno una struttura che rispecchia il credo cristiano: una struttura trinitaria. Infine la preghiera liturgica, radunandoci fraternamente a pregare insieme, a leggere insieme la Scrittura, a celebrare insieme i sacramenti, ci fa comprendere la natura filiale e non servile della nostra fede.
Cosa sono i sacramenti, cos’è che fanno accadere? Una delle cose da chiedere ai sacramenti è la conversione dei propri desideri. Il sacramento facendoci incontrare con la Scrittura, con la Chiesa, con la tradizione, con il cammino di una comunità, ci chiedono sempre anche un distacco dai noi stessi e dal Dio a cui il nostro io si è affezionato e attaccato. Dio non è a disposizione del tuo io. Dio non è succube del tuo io, dei tuoi desideri. Egli è il tuo vicino, il tuo amico, il tuo amore, ma lo può essere solo se lasciato libero, se rimane totalmente Altro da te. Non è una cosa facile: bisogna elaborare un lutto.
La preghiera, come la scrittura, qualifica in maniera fondamentale il clima e il contenuto di qualsiasi liturgia. In particolare l’esperienza della preghiera appartiene al campo dello “Spirito”, che è l’oggetto fondamentale della domanda della Chiesa. La possibilità di pregare veramente dipende dalla capacità di includere il respiro di un Altro nello spazio e nel tempo del mio. La voce dell’Altro che è Dio, dell’altro che è il fratello, risuonano insieme nello spazio comunicativo della mia preghiera facendo di essa un luogo in cui riscoprirmi persona, cioè una relazione umana e viva. |