Accanto al pane, sulla tavola e nella vita di ogni giorno, sta l’acqua. Mangiare e bere, nutrirsi e dissetarsi, ma anche lavarsi, rinfrescarsi fanno parte della vita di tutti i giorni. Ai nostri tempi ed ai tempi di Gesù. A Redona ed a Nazareth. Certo, noi, adesso accanto al pane usiamo tante altre cose per nutrirci. E spesso sostituiamo il pane e l’acqua con tanti altri cibi e tante altre bevande. Ma il pane e l’acqua continuano ad essere il simbolo fondamentale del nostro mangiare e del nostro bere, della fame che può essere saziata e della sete che può trovare ristoro. Insieme, il pane e l’acqua, dicono anche di semplicità e di essenzialità. Il vino, che Gesù accompagnerà al pane, è già segno di festa, di gioia di stare insieme per qualche momento particolare. È segno più elaborato, che domanda un lavoro accurato e competente dell’uomo. L’acqua, no. L’acqua la trovi, ti viene incontro come un dono. E non ne puoi fare a meno. Di essa si vive e senza di essa si muore. Con essa si fanno tante cose, essenziali. Lo stesso pane domanda, per nascere, che ci sia l’acqua a fecondare il grano divenuto farina. Lo sapeva bene Maria, che, come tutte le donne del suo villaggio doveva conoscere bene la strada della fontana o della sorgente di Nazareth. Era uno dei compiti delle donne quello di andare ad attingere acqua. E doveva farlo per permettere a Giuseppe e Gesù di dissetarsi e di lavarsi; doveva farlo per cucinare; doveva farlo per preparare il pane. La tradizione cristiana stessa lo sa bene, se lega l’annunciazione all’acqua. Certo questo non viene detto dai vangeli. Antiche tradizioni, magari leggendarie, ma ricche di significato, però, continuano a consegnarselo vicendevolmente. Così ci raccontano di Maria che sta tessendo la porpora per il velo del tempio in casa sua. Ad un certo punto esce di casa e si reca alla fontana: «Presa la brocca, uscì ad attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava.
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Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola"» (Protovangelo di Giacomo cap. XI, 1-2). È commovente vedere come la tradizione cristiana ha bisogno di trovare i contorni di ciò che essa crede e di drammatizzare ciò che essa coglie come fondamentale nella propria storia, magari rivestendolo anche di fantasioso e di leggendario. Vorrebbe trovare i tempi ed i luoghi precisi nei quali il Mistero si dà a noi. E, insieme, vorrebbe ritrovare la quotidianità dei gesti. Vorrebbe cercare le reazioni, i sentimenti, le emozioni di Maria. E, insieme, vorrebbe rappresentare i significati di ciò che entra a dire la ricchezza del mistero. Così colloca l’incontro dell’angelo con Maria nei gesti quotidiani di Maria, appunto nel suo attingere acqua. E legge il timore di Maria, il suo sconcerto, la sua ritrosia, addirittura la sua fuga e, insieme, la sua disponibilità, il suo sì, il suo offrirsi alla domanda ed alla proposta dell’angelo. Vorrebbe rappresentare, anche, Dio che rincorre l’uomo, sempre, senza mollarlo mai. E, insieme, vorrebbe dire la profonda disponibilità di Maria, la sua leggerezza, la sua limpidezza, la sua profondità. Maria alla fonte è la donna del quotidiano, ma è anche la donna della fedeltà vissuta giorno per giorno, caparbiamente. È la donna della purezza di cuore, della limpidezza, della freschezza. È già l’Immacolata come la celebriamo oggi. E Gesù imparerà a ritrovare questo nei gesti e nel cuore di sua madre Maria, se tante volte userà il segno dell’acqua per annunciare il suo Regno e per parlare del desiderio e della ricerca dell’uomo e della donna – come con la Samaritana o con Nicodemo – e se dirà di sé d’essere l’acqua viva, capace di dissetare davvero (Gv 7, 37-38). Ancora una volta il quotidiano si consegna a noi come strada verso il Regno, come luogo a partire dal quale è possibile scoprire il sogno di Gesù per noi. Metterci in cammino accogliendo questo sogno è, ancora, per noi, cammino di ogni giorno, strada di fiducia e di fedeltà.
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