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Parrocchia di San Lorenzo Martire - via Leone XIII, 15 - quartiere di Redona (Bergamo)
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14/12/2014
III domenica di AVVENTO

INIZIO E LETTURE

OMELIA

Itinerario di Avvento 2014
IL SOGNO DI GESU'
4
Il sogno di Gesù
è intriso di parole

Qualcuno di noi poco tempo fa è stato a Betlemme, in Terra Santa. Lì, dentro la chiesa di S. Caterina, che è proprio attaccata alla Grotta ed la Basilica della Natività, è stato colpito da un’icona raffigurante S. Giuseppe che tiene tra le braccia Gesù. Certo, tante altre immagini di Giuseppe lo raffigurano così. Questa immagine ha, però, una sua particolarità: in essa Giuseppe è vestito chiaramente alla maniera ebraica e, in particolare, riveste quegli abiti che gli Ebrei indossano per la preghiera. Per di più tiene tra le braccia da una parte Gesù, dall’altra i rotoli della Legge, i rotoli della Parola di Dio. Certo, l’autore dell’opera vuole dire che Gesù è la nuova Legge, è la Parola definitiva di Dio. Ma, insieme, l’icona rappresenta in maniera molto bella ciò che Giuseppe ha fatto costantemente nella vita di Gesù: come ogni padre, lo ha introdotto nella Parola di Dio, gli ha trasmesso la Torah – la Legge di Dio ‐, gli ha insegnato la storia che il suo popolo ha vissuto con Dio. Lo ha preso sulle sue spalle e ‐ come lo rappresenta un’altra icona che abbiamo visto a Nazareth ‐ gli ha insegnato a camminare lungo le strade della vita e della Parola di Dio. Nella tradizione ebraica, durante la Veglia di Pasqua, il padre racconta ai figli la storia dell’Esodo. «Perché mai è diversa questa sera da tutte le altre sere?» gli chiedono i figli. Ed egli racconta della liberazione dall’Egitto, del passaggio del Mar Rosso: della Pasqua. È bello pensare che Giuseppe faccia questo tante volte con Gesù, raccontandogli la storia della liberazione dall’Egitto, mentre si spezza il pane azzimo della Pasqua. Come non potrà ricordare questo, Gesù, se anche Lui dice il senso della sua vita e della sua storia mentre spezza il pane? Come non avrà potuto trovare radicato già dentro il pane la bellezza di pensare alla liberazione che il Padre avrebbe compiuto proprio attraverso la sua morte, mentre celebrava nella Pasqua la liberazione del suo popolo compiuta proprio da Dio? Ma i racconti di Giuseppe non si sono fermati lì. Molte volte nella tradizione ebraica – soprattutto durante le feste ‐ vengono lette e raccontate storie della Bibbia.

Chissà quante volte Giuseppe avrà raccontato a Gesù la storia di Rut, che, oltretutto, è ambientata a Betlemme, dove Gesù è nato. E’ una storia bellissima: racconta di una donna di Moab, popolo odiato dagli ebrei, di nome Rut, che sposa il figlio di Noemi, che era emigrata con i suoi due figli nella terra di Moab perché c’era mancanza di pane in terra di Israele. Ma i suoi due figli, sposati con donne di Moab, muoiono. Noemi chiede alle nuore di risposarsi, mentre lei sarebbe ritornata sola a Betlemme, dove era cessata la carestia. Rut decide di non abbandonare la suocera Noemi. Anzi, la segue a Betlemme e lavora anche per lei, andando a spigolare nel campo che appartiene a Booz. Costui la nota per la sua bellezza e la sua bontà, la aiuta, le offre del grano e, alla fine, dopo uno stratagemma della stessa Rut per farlo decidere, la prende in moglie. Gli Ebrei ancora oggi leggono il libro di Rut a Pentecoste, proprio al tempo della mietitura. È una storia molto fresca, nella quale delicati sono i riferimenti alla mietitura, alla spigolatura, al pane condiviso ed alla mancanza di pane, che – oltretutto – è il punto di partenza della storia. La storia di Rut, che tiene insieme pane, solidarietà tra donne, affetti familiari, pace, benevolenza, fa scoprire in maniera molto forte che Dio ama tutti i popoli, ama tutti gli uomini. Ciò che Gesù dirà di sé e del pane durante l’ultima cena, ridirà in maniera nuova e con una profondità unica proprio tutto questo: che il suo dono è per tutti, nessuno escluso, che costruisce relazioni nuove, cariche di vita e di affetto, di solidarietà e di benevolenza, che è consegnato alla freschezza ed all’inventiva di ogni uomo e di ogni donna, perché raccolga davvero tutti gli uomini e le donne di tutti i tempi. È questo il pane che anche noi spezziamo, domenica per domenica, per imparare ad impastare insieme vita e Parola. È qui, infatti, in questo pane intriso di Parola che ri‐assaporiamo tutta la ricchezza e la forza della Parola. Ed è qui, in questo pane che è intriso anche dalla nostra storia, della nostra vita, perché è frutto della terra e del nostro lavoro, che raccogliamo la nostra vita perché gusti il sapore del Dono!